Legge 21 dicembre 2001, n. 443
Delega al Governo in materia di infrastrutture ed insediamenti produttivi
strategici ed altri interventi per il rilancio delle attività produttive
(G.U. 27 dicembre 2001, n. 299, s.o. 279)
1. - 1-bis. -
2. - 3. - 3-bis. - 4. - 5. (commi abrogati dall'art. 217 del d.lgs. n. 50 del 2016)6. In alternativa a concessioni e autorizzazioni edilizie, a scelta dell’interessato, possono essere realizzati, in base a semplice denuncia di inizio attività, ai sensi dell’articolo 4 del decreto-legge 23 ottobre 1993, n. 398, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493, come sostituito dall’articolo 2, comma 60, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, e successive modificazioni:
a) gli interventi edilizi minori, di cui all’articolo 4, comma 7, del citato decreto-legge 23 ottobre 1993, n. 398;
b) le ristrutturazioni edilizie, comprensive della demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria e sagoma. Ai fini del calcolo della volumetria non si tiene conto delle innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica;
c) gli interventi ora sottoposti a concessione, se sono specificamente disciplinati da piani attuativi che contengano precise disposizioni plano-volumetriche, tipologiche, formali e costruttive, la cui sussistenza sia stata esplicitamente dichiarata dal consiglio comunale in sede di approvazione degli stessi piani o di ricognizione di quelli vigenti. Relativamente ai piani attuativi che sono stati approvati anteriormente all’entrata in vigore della presente legge, l’atto di ricognizione dei piani di attuazione deve avvenire entro trenta giorni dalla richiesta degli interessati; in mancanza si prescinde dall’atto di ricognizione, purché il progetto di costruzione venga accompagnato da apposita relazione tecnica nella quale venga asseverata l’esistenza di piani attuativi con le caratteristiche sopra menzionate;
d) i sopralzi, le addizioni, gli ampliamenti e le nuove edificazioni in diretta esecuzione di idonei strumenti urbanistici diversi da quelli indicati alla lettera c), ma recanti analoghe previsioni di dettaglio.
7. Nulla è innovato quanto all’obbligo di versare il contributo commisurato agli oneri di urbanizzazione ed al costo di costruzione.
8. La realizzazione degli interventi di cui al comma 6 che riguardino immobili sottoposti a tutela storico-artistica o paesaggistico-ambientale è subordinata al preventivo rilascio del parere o dell’autorizzazione richiesti dalle disposizioni di legge vigenti. Si applicano in particolare le disposizioni di cui al decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490. (ora decreto legislativo n. 42 del 2004 - n.d.r.)
9. Qualora l’immobile oggetto dell’intervento sia sottoposto ad un vincolo la cui tutela compete, anche in via di delega, alla stessa amministrazione comunale, il termine di venti giorni per la presentazione della denuncia di inizio dell’attività, di cui all’articolo 4, comma 11, del citato decreto-legge 23 ottobre 1993, n. 398, decorre dal rilascio del relativo atto di assenso. Ove tale atto non sia favorevole, la denuncia è priva di effetti.
10. Qualora l’immobile oggetto dell’intervento sia sottoposto ad un vincolo la cui tutela non compete all’amministrazione comunale, ove il parere favorevole del soggetto preposto alla tutela non sia allegato alla denuncia, il competente ufficio comunale convoca una conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni. Il termine di venti giorni per la presentazione della denuncia di inizio dell’attività decorre dall’esito della conferenza. In caso di esito non favorevole, la denuncia è priva di effetti.
11. Il comma 8 dell'articolo 4 del decreto-legge 23 ottobre 1993, n. 398, è abrogato.
12. Le disposizioni di cui al comma 6 si applicano nelle
regioni a statuto ordinario a decorrere dal novantesimo giorno dalla data di
entrata in vigore della presente legge, salvo che le leggi regionali emanate prima della
data di entrata in vigore della presente legge siano già conformi a quanto
previsto dalle lettere a), b), c) e d) del medesimo comma 6, anche disponendo
eventuali categorie aggiuntive e differenti presupposti urbanistici. Le
regioni a statuto ordinario possono ampliare o ridurre l’ambito applicativo
delle disposizioni di cui al periodo precedente.
(comma così modificato dall'articolo 13, commi 7 e 8, della
legge n. 166 del 2002)
13. È fatta in ogni caso salva la potestà legislativa esclusiva delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano.
14. Il Governo è delegato ad emanare, entro il 30
giugno 2003, un decreto legislativo volto a introdurre nel testo unico delle
disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui
all’articolo 7 della legge 8 marzo 1999, n. 50 e successive modificazioni, le
modifiche strettamente necessarie per adeguarlo alle disposizioni di cui ai
commi da 6 a 13.
(termine così prorogato dall'art. 7-bis, comma 1, decreto-legge n.
236 del 2002, introdotto dalla legge n. 284 del 2002)
15. I soggetti che effettuano attività di gestione dei rifiuti la cui classificazione è stata modificata con la decisione della Commissione europea 2001/118/CE del 16 gennaio 2001 inoltrano richiesta all’ente competente, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, presentando domanda di autorizzazione ai sensi dell’articolo 28 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni, o iscrizione ai sensi dell’articolo 30 del medesimo decreto legislativo, indicando i nuovi codici dei rifiuti per i quali si intende proseguire l’attività di gestione dei rifiuti. L’attività può essere proseguita fino all’emanazione del conseguente provvedimento da parte dell’ente competente al rilascio delle autorizzazioni o iscrizioni di cui al decreto legislativo n. 22 del 1997. Le suddette attività non sono soggette alle procedure per la VIA in quanto le stesse sono attività già in essere.
16. Con riferimento alle competenze delle regioni, di cui all’articolo 19 del decreto legislativo n. 22 del 1997, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge le regioni emanano norme affinché gli uffici pubblici coprano il fabbisogno annuale di manufatti in plastica con una quota di manufatti in plastica riciclata pari almeno al 40 per cento del fabbisogno stesso.
17. Il comma 3, lettera b)
dell’articolo 7 ed il comma 1, lettera f-bis) dell’articolo 8 del decreto
legislativo n. 22 del 1997, si interpretano nel senso che le
terre e rocce da scavo, anche di gallerie, non costituiscono rifiuti e sono,
perciò, escluse dall’ambito di applicazione del medesimo decreto legislativo
solo nel caso in cui,
anche quando contaminate, durante il ciclo produttivo, da sostanze inquinanti
derivanti dalle attività di escavazione, perforazione e costruzione siano
utilizzate, senza trasformazioni preliminari, secondo le modalità previste nel
progetto sottoposto a VIA ovvero, qualora non sottoposto a VIA, secondo le modalità
previste nel progetto approvato dall'autorità amministrativa competente previo
parere dell'ARPA, sempreché
la composizione media dell’intera massa non presenti una concentrazione di
inquinanti superiore ai limiti massimi previsti dalle norme vigenti.
(comma così modificato dall'art. 23 della legge
n. 306 del 2003)
18. Il rispetto dei limiti di cui al comma 17 può
essere verificato in accordo alle previsioni progettuali anche mediante accertamenti sui siti di destinazione dei materiali da scavo. I limiti
massimi accettabili sono individuati dall’allegato 1, tabella 1 colonna B del
decreto del Ministro dell’ambiente 25 ottobre 1999, n. 471 e
successive modificazioni, salvo che la destinazione urbanistica del sito non
richieda un limite inferiore.
(comma così modificato dall'art. 23 della legge
n. 306 del 2003)
19. Per i materiali di cui al comma 17 si intende per
effettivo utilizzo per reinterri, riempimenti, rilevati e macinati anche la
destinazione a differenti cicli di produzione industriale, purché sia
progettualmente previsto l'utilizzo di tali materiali, intendendosi per tale
anche il
riempimento delle cave coltivate, nonché la ricollocazione in altro sito, a
qualsiasi titolo autorizzata dall’autorità amministrativa competente previo,
ove il relativo progetto non sia sottoposto a VIA, parere dell'ARPA, a
condizione che siano rispettati i limiti di cui al comma 18 e la ricollocazione
sia effettuata secondo modalità di rimodellazione ambientale del territorio
interessato. Qualora i materiali di cui al comma 17 siano destinati a differenti
cicli di produzione industriale, le autorità amministrative competenti ad
esercitare le funzioni di vigilanza e controllo sui medesimi cicli, provvedono a
verificare, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, anche mediante
l'effettuazione di controlli periodici, l'effettiva destinazione all'uso
autorizzato dei materiali; a tal fine l'utilizzatore e' tenuto a documentarne
provenienza, quantità e specifica destinazione.
(comma così modificato dall'art. 23 della legge
n. 306 del 2003)